Se viene meno la credibilità di un paese

E' opportuno riflettere su come gli scenari di rischio delle aziende e delle organizzazioni siano fortemente influenzati dalle dinamiche governative dei diversi paesi

 Se si facesse l’esercizio mentale di paragonare le nazioni a grandi aziende ci si accorgerebbe che entrambe hanno una “Brand Reputation” e una “Brand image”, fondamentali per creare a livello globale un sentimento di fiducia e affidabilità da parte di tutti gli interlocutori coinvolti, dalle nazioni alle persone. Ciò che rende grande un paese allora, oltre alla sua economia, è senza dubbio la sua reputazione che è ciò che lo rende credibile.

In tal senso per esempio abbiamo assistito, a livello internazionale, alla parziale dissoluzione di quell’alone di invulnerabilità che aleggiava intorno all’America dopo l’attacco del 9/11 alle Torri Gemelle e, di recente, a valle degli ultimi avvenimenti che hanno interessato l’Afghanistan. In ambito europeo invece, Mario Draghi, sembra essere destinato ad essere il miglior candidato per raccogliere il testimone di Angela Merkel, punto di riferimento politico affidabile negli ultimi anni secondo l’opinione pubblica europea, aprendo quindi un nuovo scenario alla reputazione italiana. Possiamo forse immaginarci che il cambiamento nella percezione che il mondo ha degli U.S.A possa contribuire a minare la capacità delle aziende Americane di imporre la loro leadership sul mercato, e dall’altro che l’Italia di Draghi possa aiutare le imprese italiane a costruire una rinnovata reputazione in Europa? E quali sono le strade che le organizzazioni possono intraprendere?

È opportuno riflettere su come gli scenari di rischio delle aziende e delle organizzazioni siano fortemente influenzati dalle dinamiche governative dei diversi paesi, e su come, quindi, per sopravvivere alla competizione dei mercati serve lungimiranza progettuale, capacità di comprensione delle dinamiche politiche e di adattamento rispetto gli scenari futuri - estremamente variabili - in un’ottica rivolta verso lo sviluppo.

Per l’Italia, l’insieme di queste riflessioni ci suggeriscono che occorre pensare ad una velocizzazione dei percorsi di transizione in corso, per completare i processi già in atto e sfruttare il momento storico e politico, sempre tenendo a mente che il successo economico e finanziario di aziende ed organizzazioni non è slegato dalla capacità di analizzare e gestire i rischi.

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